Due chiacchiere con… LA NAZIONALE 3X3 CAMPIONE DEL MONDO

12/06/2018: una data che difficilmente Marcella Filippi, Rae Lin D’Alie, Giulia Rulli e Giulia Ciavarella dimenticheranno. Questo perché si sono laureate campionesse mondiali  del basket 3×3, battendo in finale la Russia dopo una grande cavalcata che le ha viste prevalere su tutte le avversarie.

Con grande onore, sono qui a presentarvi un’intervista a quattro voci che gentilmente le campionesse hanno concesso al blog qualche giorno dopo questa grande vittoria, per loro e per l’intero movimento del basket italiano, in una disciplina, il 3×3, che piano piano sta conquistando sempre più spazio sul territorio nazionale.

Buona lettura!!!

Piccola legenda: a fianco alle risposte troverete le sigle per ogni singola giocatrice, nel dettaglio GC per Giulia Ciavarella, GR per Giulia Rulli, RLD per Rae Lin D’Alie e MF per Marcella Filippi.

  • Come sono stati i vostri primi passi nella pallacanestro e come vi siete appassionate a questo sport? Chi sono stati/e le vostre fonti di ispirazione?

GC: Non ho mai ricercato il basket come sport al quale dedicare tutto il mio tempo, ed a dirla tutta in realtà ho cominciato per caso quando mi stavo andando ad iscrivere per il secondo anno a calcio ed un allenatore uscendo da scuola mi è venuto a chiedere se volessi provare a fare un anno di basket con lui, e per fortuna da quel momento in poi non ho più smesso!

GR: I miei primi passi in palestra li ho mossi a 6 anni. Ho iniziato a giocare perchè anche mia sorella, di due anni più grande di me, stava iniziando nello stesso periodo. Inizialmente non ero molto convinta, anzi, grandi pianti. Dal secondo allenamento invece l’ho amato alla follia e non ho più smesso. Palleggiavamo per il salone con una palla di spugna e facevamo finta di segnare tirando in un punto preciso della parete.
Da piccola stravedevo per la Kinder Bologna di Manu Ginobili.

RLD: Ho iniziato a giocare a basket da piccola, con amici e fratelli, mentre con una squadra ho iniziato intorno agli 8 anni. In questa prima parte della mia crescita le mie fonti di ispirazione e sostegno sono stati proprio gli amici e la mia famiglia, dentro la quale si è sempre giocato, e mi hanno permesso di amare sempre più questo sport!

MF: Mi sono innamorata della palla a spicchi guardando le partite di mio padre fin da piccola! All’intervallo mi tuffavo in campo e mia madre doveva rincorrermi per riportarmi a casa!
Più che fonti di ispirazione avevamo un alto livello di competitività in famiglia, visto che giocavano anche mia sorella e mio fratello! Quindi ho iniziato ispirandomi a loro.

  • Cosa rappresenta per voi il basket? Quanta importanza ha nella vostra vita di tutti i giorni?

GC: Il basket, per me, rappresenta una grande fonte di insegnamenti di vita: mi ha insegnato ad organizzarmi con lo studio ed i vari impegni, mi insegna che senza sacrificio e allenamento costante non si va da nessuna parte, e che l’umiltà è alla base di qualsiasi vittoria.

GR: Il basket è il motivo per cui mi son trasferita lontana da casa a 19 anni. E’ una passione che ho seguito provando e riuscendo a farla diventare anche un modo per mantenermi fuori casa e mettere da parte qualche soldino, pagandomi gli studi.
Significa per me indipendenza, sacrificio, amore. E’ un turbinio di emozioni, a volte positive, ma anche negative, dalle quali imparare e attraverso le quali migliorare.

RLD: Il basket rappresenta un dono che mi è stato dato, e che ho imparato ad amare dando tutta me stessa. Inutile dire quanto sia importante per me, visto che mi ha permesso di crescere prima come persona e poi come giocatrice.

MF: Il basket attualmente è il mio lavoro, ma non lo vivo così, lo vivo ancora come il mio sogno, una parte importante della mia vita da cui ho imparato molto, e per la quale ho dato molto!
È molto importante ovviamente, la mia giornata/vita gira intorno a questo.

  • Professionalmente, vi siete guadagnate pian piano sempre più spazi all’interno delle diverse categorie del basket femminile, dimostrando il vostro valore fin da giovanissime: quali sono gli insegnamenti migliori che ricordate sempre e che avete usato spesso nella vostra carriera, seguendo consigli o esempi di qualche persona o coach in particolare?

GC: Come detto prima, per me il basket è una miniera di insegnamenti, anche nella vita di tutti i giorni, anche se, e bisogna dirlo, perchè anche questo aiuta a prenderne coscienza e a conoscere il mondo, purtroppo al giorno d’oggi non sempre il sacrificio ed il lavoro paga, nello sport come nella vita quotidiana, visto che molte persone vanno avanti con le conoscenze. Anche questa presa di coscienza è comunque un insegnamento ulteriore che il basket mi ha regalato.

GR: Credo che uno degli insegnamenti più validi che mi abbia trasmesso la pallacanestro sia che un giocatore è pensante, sempre. Non siamo automi che eseguono schemi precisi di un allenatore, non possiamo essere mossi con un joystick.
Piuttosto siamo giocatori che utilizzano in situazioni di difficoltà gli strumenti che vengono messi a disposizione dai nostri allenatori, attraverso strategie di problem solving. Questo per quanto riguarda la pallacanestro.
Poi c’è tutta una parte riguardante i valori del gruppo, il rapporto con le persone, sulla quale potrei scrivere pagine.

RLD: Ho ricevuto tanti consigli negli anni, ed uno che ricordo in particolare è legato ad una persona, ora scomparsa, alla quale sia io che la mia famiglia eravamo molto legati, il cui motto era “Never give up”, e al quale credo tantissimo. Sono stata sempre spinta e spronata a migliorarmi, visto che non si finisce mai di imparare. Credo molto poi nel rapporto con le persone anche al di fuori del contesto della pallacanestro, perché ciò che è importante è riuscire a prendere e dare tutto ciò che di buono una persona può darti ogni giorno.

MF: Penso di essere un ottimo esempio di come il lavoro e l’allenamento diano risultati e grandi soddisfazioni!
Non sono mai stata in una nazionale giovanile, sono partita da una squadra di paese, e piano piano ho inseguito il mio sogno, non importava cosa pensassero gli altri, o come mi trovassero, in fondo al mio cuore ho sempre saputo dove sarei voluta arrivare, e così è stato! Di base prendo consigli e cerco di rubare il più possibile da tutti, dai coach, dalle compagne di squadra più esperte ma anche dalle più giovani!
E quello in cui credo fortemente è che si può sempre migliorare, a qualsiasi età! Basta volerlo!

  • Capitolo nazionale: cosa significa per voi indossare la maglia azzurra? Quanto è importante quella scritta sul petto e cosa vi trasmette?

GC: Non voglio cascare nello scontato, è una domanda difficile per una come me che vorrebbe sempre rispondere in maniera originale.
Indossare la maglia azzurra è un onore ma è anche una grande responsabilità. Rappresenti sia persone che tengono a questo sport, sia purtroppo persone che, non appena vinto l’oro, hanno cominciato a dire che il 3×3 è inutile, anziché vantarsi che l’Italia per la prima volta nel basket è campione del mondo. Fa parte del gioco e bisogna conviverci. Quando indossi quella maglia rappresenti il tuo paese davanti a migliaia di occhi che sono pronti magari a giudicarlo per un solo gesto spontaneo, o come dicevo, sono pronti anche a criticarti per risultati, non scontati, ottenuti.

GR: Credo che la maglia azzurra provochi in chiunque la indossi una sensazione di orgoglio. Ripaga ogni sacrificio fatto, sia in campo, sia fuori. E ti carica anche di resposabilità, hai gli occhi di una nazione addosso, perlomeno di quella parte della nazione che segue ed ama il basket almeno quanto te. Quindi, per come la vedo io, il minimo che puoi fare per ripagare quest’onore qui è cercare di fare del tuo meglio, sempre.

RLD:  Indossare la maglia azzurra è una emozione incredibile, soprattutto per una ragazza “mezzosangue” (da parte di papà) come me, arrivata dagli Stati Uniti. Sono sempre stata molto contenta di questo mio lato italiano, e proprio riuscire ad indossare questa maglia mi ha riempito di orgoglio. Sono grata di questa opportunità che mi è stata data, e darò sempre il meglio per questa maglia, che merita solo grande rispetto.

MF: Orgoglio prima di tutto, la nazionale credo sia l’aspirazione massima di ogni giocatrice.
Penso che il senso massimo lo racchiuda la frase che ha detto Angela : “con la scritta Italia sul petto non ho paura di nessuno”.

  • Siete reduci da qualche giorno dalla vittoria nel mondiale 3×3, medaglia d’oro che avete raggiunto con grandi prestazioni e battendo in finale la Russia: che esperienza è stata e quando avete capito di potercela fare, magari durante una partita o grazie ad un episodio particolare.

GC: Personalmente non l’ho mai capito, a differenza delle altre che lo hanno intuito dopo aver battuto gli Stati Uniti. Mi piace guardare le cose step by step, partita dopo partita. Ovviamente l’obiettivo è sempre stato l’oro ma non l’ho mai vissuto con pressione.

GR: E’ stata un’esperienza formidabile. Fin da subito si è respirata pallacanestro.
In campo, in hotel, sugli spalti, per le strade. Eravamo in un paese, le Filippine, in cui questo sport è quasi come una religione. Nazioni che si congratulavano con te dopo una vittoria, che ti davano il 5 dicendo “good job”, “nice game”, senza invidia. Semplicemente ammettendo che si era stati superiori rispetto all’altra squadra in campo.
Abbiamo sentito di potercela fare dopo i quarti contro gli Stati Uniti. Da prima di quella partita fino all’ultimo secondo della finale, vedevamo rosso sulle maglie delle avversarie, come tori durante una corrida.

RLD: Sapevo che era difficile e sapevo che dovevamo essere sempre molto attente e concentrate, da tutti punti di vista, mentale, tecnico, tattico, dopo un gran lavoro fatto in preparazione. Dopo aver battuto gli USA ho iniziato a crederci ancora di più, con una energia ancora più forte al termine di quella partita, energia sempre condivisa con Angela e tutto lo staff.

MF: Il mondiale nelle Filippine è stata un’esperienza unica, un sacco di emozioni in pochissimi giorni!
Abbiamo capito di potercela fare dopo la prima partita, cosi come il nostro Coach aveva capito già tutto, e tra di noi non avevamo il coraggio di dircelo ma sapevamo che ci aspettava qualcosa di speciale!
Ci siamo preparate davvero alla perfezione, quello che si è visto sul campo è stato semplicemente il risultato degli allenamenti e di quello che siamo!

  • Raccontateci qualche aneddoto particolare legato proprio a questa vittoria e a questa esperienza, anche qualcosa di curioso e divertente.

GC: Sono rimasta impressionata da tutti i filippini che ci tifavano a favore, dal loro calore dentro e fuori il campo. Ma la scena per me più divertente è stato quando in finale, a 30 secondi dalla fine, le mie compagne hanno chiamato time-out ed io sono rimasta in panchina perché non stavo capendo niente, guadagnandomi quindi un bel cazziatone dalle mie compagne di squadra!!!

GR: Aneddoto divertente: a cena è impossibile per Rae indossare una maglia bianca senza finire il pasto con almeno una macchia sopra. E per questo veniva e viene puntualmente presa in giro. Aneddoto del terrore: Giulia Ciavarella in aeroporto a Manila, a 10 minuti dall’ imbarco non trova più passaporto e biglietto! Attimi di panico per scoprire che lo aveva messo nella tasca della mia borsa anziché della sua… e che ce le eravamo scambiate!!!

RLD: Sono riuscita a vivere tutto il torneo in modo distaccato ma concentrata, immersa in ogni partita completamente con tutte le emozioni del caso, godendomi ogni momento giocato con grande libertà mentale. Siamo riuscite davvero a creare un grande gruppo, anche con tutto lo staff dirigenziale, con ognuna di noi che ha messo da parte l”io” per il gruppo. Giocare poi davanti a 10.000 persone che gridano Italia, è stata una esperienza unica!!!

MF: Ce ne sarebbero abbastanza per scrivere un libro! Una su tutte Rae eletta predicatrice del popolo filippino, che con i suoi comizi al microfono faceva impazzire 10.000 persone nell’arena e altrettante in streaming e altri piccoli “incidenti” di percorso!
Vorrei ringraziare ufficialmente gli amici di Rae che, non so con quale mezzo, sono riusciti a farci arrivare una splendida cheesecake sull’aereo da Manila a Dubai.

  • Avete passato diverse settimane insieme, tra ritiri e il torneo: come siete riuscite a creare un feeling così forte in poco tempo, che si è rivelato un’arma in più a vostro favore? Se doveste scegliere un pregio e un difetto di ogni compagna, su cosa ricadrebbe la vostra scelta?

GC: Si è creato feeling secondo me perché ognuna aveva fiducia nell’altra da subito. In allenamento si vedeva quanto ognuna di noi si è sbattuta per conquistarsi il posto e quanto ci tenessimo a lavorare duro oltre i nostri stessi limiti. L’umiltà di ogni singolo individuo ci ha portato a legarci e a spronarci anche a vicenda maggiormente.

GR: Il segreto è stato quello di essere scelte per combaciare come tanti pezzi di un puzzle, come ci ha ripetuto più volte Angela, la nostra allenatrice. Di nostro ci abbiamo messo umiltà, l’essere sempre a disposizione l’una per l’altra e il voler raggiungere un obiettivo comune. Pregi di Rae: è piena di energia, sempre. A volte forse un po’ troppo! Difetti: disordinata da morire. Marci, difetti: a volte si sottovaluta troppo, anche quando non deve.. Pregi: è sempre disponibile, qualsiasi cosa ti serva, dentro e fuori dal campo. Ciava, difetti: mangia più o meno ogni due ore. Non so se sia proprio un difetto, ma sicuramente richiede di avere a disposizione una grande quantità di cibo! Pregi: è entrata in questo gruppo in punta di piedi, “rubando” tecnicamente da ciascuna di noi tutto ciò che poteva, senza aver paura di farlo.

RLD: Con Marcella, il capitano, già dall’anno scorso abbiamo visto quanto è importante creare da subito un’amalgama forte fin da subito, nonostante i caratteri diversi, e in questo torneo si è visto il risultato di tutto questo lavoro, nostro e dello staff. Per quanto riguarda le mie compagne parto proprio da Marcella, per me grande leader del gruppo, anche prima del torneo, con ore passate insieme al cellulare parlando di tutto quello che era necessario a creare un grande team. Giulia Rulli, invece, mi ha impressionato per la sua capacità di entrare in partita fin da subito, con gran fiducia nei suoi mezzi, lottando contro tutte le avversarie, anche quelle grandi il doppio di lei! Da playmaker direi che è stato il bersaglio ideale dei miei assist, visto che riuscivo a trovarla spesso nel posto giusto al momento giusto. Infine Giulia Ciavarella, molto capace di ascoltare tutti i consigli che noi più esperte abbiamo cercato di darle, ed è stato bellissimo vedere la sua crescita giorno per giorno. Alle volte con certi suoi movimenti in entrata a canestro era immarcabile, e per una ragazza cosi giovane non sempre è scontato come atteggiamento.

MF: Siamo solo in 4, e attraverso gli allenamenti duri, il legame tra di noi si è creato più forte che mai, perché ognuno di noi aveva bisogno del l’altra per andare oltre ai propri limiti.
Passo ai pregi e difetti:
Giulia Rulli:
Pregio: Determinata e tosta, fin dal primo minuto ha buttato in campo e in ogni allenamento tutte le energie che aveva, ha dimostrato quanto voleva essere qui.
Difetto: si addormentava sempre prima di me, e si svegliava anche solo se respiravo.
Giulia Ciavarella:
Pregio: Giovane e incosciente, è entrata in punta di piedi, dimostrando la sua umiltà e ne é uscita una Giulia determinante, ha preso in mano le redini di certi possessi dove la palla pesava più di un macigno, e ha tirato come se fosse al campetto da sola!
Difetto : Meglio comprarle un abito piuttosto che invitarla a cena, visto che mangia senza freni, e penso che detenga il record di più panini mangiati al Mc.
Rae Lin D’Alie:
Pregio: ha energia e amore per tutti, una personalità che ti scioglie, la persona più buona che io conosca. In campo la vorrei sempre in squadra.
Difetto: le 10 di sera sono il suo difetto più grande, e come dice lei, “ha la picca delle 10”, cioè il momento del giorno in cui tira l’ultimo colpo di energie che poi finisce con un momento di down in cui non si ricorda neanche dove siamo!

  • Grazie a voi, la popolarità che il basket 3×3 si è conquistato in questi anni, potrà solo che salire in tutto il paese: che differenze e difficoltà avete trovato voi all’inizio del vostro percorso, per adattarvi ad una disciplina che risulta parecchio differente viste le sue peculiarità?

GC: Io ho trovato molte differenze nel dover andare sempre a rimbalzo, nel velocizzare l’uscita della palla e quindi molto nella velocità dell’azione. Ma a pensarci bene è proprio questo il bello di questo sport: la dinamicità.

GR: La difficoltà maggiore è stata adeguarsi alla fisicità di questo sport, che è completamente diversa rispetto a quella del 5vs5. Vengono fischiati molti meno falli e i contatti consentiti sono molto più duri, soprattutto a livello internazionale. La nostra abilità è stata quella di trasformare uno svantaggio fisico in un’arma da utilizzare a nostro favore, correndo molto di più delle avversarie, fino a “sfiancarle”, letteralmente.

RLD: Giocando il 3×3 ho scoperto un tesoro! Per una come me, col mio stile di vita e anche di gioco forse è la realtà più adatta, con ritmi molto alti e una partita che scorre via veloce. Mi trovo davvero a mio agio in campo, e da quando l’ho scoperto mi sono sempre chiesta: wow ma finora dove è stato questo sport?

MF: é molto più fisico, questa è la differenza più grande, per il resto rispecchia molto il mio modo di giocare: pochi pensieri, sempre attive e sempre in movimento.

  • Confrontandovi con le altre nazionali, a che livello giudicate il basket italiano? Quali sono le iniziative che secondo voi l’intero sistema potrebbe adottare per far sì che l’asticella si alzi sempre di più e coinvolga sempre più persone a questa disciplina e al basket in generale?

GC: Secondo me bisogna aprire la mente, e valutare il 3×3 come uno sport vero e proprio, partecipare e fare più tornei possibile appassionandosi a questa disciplina. Anche perché partecipare ai tornei aiuta l’Italia a salire nel ranking e quindi nel punteggio complessivo. Ma alla base è l’apertura mentale che fa la differenza.

GR: L’unica maniera per alzare l’asticella di questa disciplina è giocare. Giocare, giocare e giocare. Più persone giocano durante i tornei estivi, maggiori sono i punti che l’Italia acquisisce nel ranking mondiale, guadagnandone per esempio nella composizione dei gironi ad una manifestazione internazionale. In più c’è da dire che avendo ottenuto un risultato del genere durante i mondiali ha sicuramente risvegliato l’interesse di un gran numero di persone nei confronti di questo sport.

RLD: Abbiamo incontrato tante squadre con un livello parecchio alto, ma ora ci siamo anche noi! Stiamo creando un percorso, un sentiero utile anche per chi verrà in futuro, aiutati da tutto lo staff, da Angela, dalla Federazione intera, e non c’è cosa migliore che vedere tanti tornei dedicati al 3×3 riempire i campi di tutta Italia. Una volta che lo provi, poi, non vuoi più tornare indietro!

MF: Ad oggi siamo ad un buon livello, stanno nascendo molte iniziative da parte della federazione per far sì che sempre più atlete si avvicinino a questa disciplina.
Per aumentare o migliorare il movimento, secondo me, le società del 5v5 potrebbero creare la proprio squadra per la stagione estiva, così potrebbero dare seguito per il proprio pubblico ed inoltre avere atlete sempre in forma.
Quando poi si creerà anche un campionato invernale, beh li non ci sarà più storia!

  • Domanda semplice e diretta: a chi dedicate questa vittoria e quale è stato il vostro primo pensiero dopo la sirena finale?

GC: Il mio primo pensiero dopo la sirena finale è stato videochiamare una persona che mi è sempre stata vicino, per poter condividere insieme questa vittoria. Ho sempre apprezzato tutta la sua pazienza che ci metteva nel chiedermi le cose per aggiornarsi, mi ha seguita ovunque, sempre.
Purtroppo devo ancora festeggiarlo bene con i miei genitori, ma non mancherà l’occasione appena torno a casa!

GR: Il mio primo pensiero dopo la finale è stato per la mia famiglia. Ho pensato alla gioia che potevano aver provato i miei genitori e mia sorella quando è suonata la sirena.
Alle camomille che doveva essersi bevuta mia nonna, che a 94 anni (!!!) ha seguito tutte le nostre partite davanti al computer, dalla prima all’ultima. E poi ho pensato che un po’ per tutto quello che è successo durante quest’anno, me lo meritavo anche io.

RLD: Potessi fare una lista, inserirei almeno un centinaio di persone! In primis dedico questa vittoria a Dio, che mi ha aiutato moltissimo durante le mie sfide anche quotidiane. la dedico poi alla mia famiglia, che mi ha supportato anche da lontanissimo, e non mi hanno mai fatto mancare nulla. Non posso dimenticare anche tutti gli amici che hanno creduto in me e mi hanno seguito dappertutto. Aggiungo poi anche le mie compagne Federica Tognalini, Beatrice Barberis e Alice Richter, con le quali ho condiviso l’anno scorso l’inizio di questo percorso nel 3×3, e anche la Chiesa Nuova Vita a Bologna. Insomma, tantissimi pensieri per molti!!!

MF: Non c è stato un primo pensiero, visto che è suonata la sirena ed è stato black-out, non ho più capito niente!
Col senno di poi ovviamente la dedico al mio santo fidanzato, che mi ha sopportato anche quando ero isterica e pessimista, alla mia famiglia che capisce i momenti in cui “scompaio”, a tutte le mie compagne di ieri e di oggi, alla mia società e a Larry, che mi hanno sopportato quando gli chiedevo di allenarmi per il 3×3, ad Angela e a tutto l’ottimo staff di cui ci ha circondate (si è creato un legame particolare, siamo una squadra, una famiglia!), e a due persone senza le quali tutto questo non sarebbe potuto partire: Cristina Curcio e David Restelli.

  • L’intervista è completa, e ringraziandovi davvero molto per la grande disponibilità, vi lascio la possibilità di dedicare un messaggio a chiunque voi vogliate! In bocca al lupo per il vostro futuro ed ancora complimenti!

GC: Colgo l’occasione per ringraziare assolutamente il pubblico di Campobasso che mi ha sostenuta anche fuori dal campo della Magnolia, e non vedo l’ora di ricominciare l’anno sportivo insieme a loro.

GR: Il messaggio che voglio trasmettere alla fine di questa intervista è quello di provare a migliorarsi, continuamente. Di tenere da conto le delusioni, di utilizzarle come stimolo e come sprono per fare meglio. Spesso si impara di più da una partita persa all’ultimo secondo che da una vinta alla stessa maniera. Solo lavorando, allenandosi, sacrificandosi, un’occasione arriva. Poi sta a noi non farcela scappare e riuscire a sfruttarla al meglio.

RLD: Voglio lasciare un messaggio in generale,  che è più un invito da parte mia: venite a sperimentare davvero il 3×3 perché ne vale davvero la pena!!!

MF: Messaggio speciale: questa intervista era così lunga e ci ho messo tanto a rispondere che ho finito di farla e intanto ci siamo qualificate anche per gli Europei!!!

© Riproduzione Riservata